Luglio 2017
Tendenze: La birra ora piace ibrida, d’annata e fermentata come vino.
Un bicchiere di birra con tutta la carica aromatica di un calice di vino d’annata.
La bionda adesso piace anche ibrida e longeva, fermentata con mosto di uve del territorio e lasciata riposare un paio d’anni. Si chiamano Iga, acronimo di Italian Grape Ale, che unisce il mondo di Bacco a quello dei mastri birrai.
Subito coinvolge pure gli chef. In tanti cominciano a mettere in lista, come stanno evidenziando gli appuntamenti a Roma, Torino, Milano e Borgorose (Rieti) della kermesse itinerante “Chef bizzarri”, birre artigianali anch’esse bizzarre e soprattutto trendy e ricche di narrazione: dalla produzione con luppolo 100% italiano a quella in anfora e in tank sottovuoto.
Dall’utilizzo di cereali antichi, come l’ipersalutista birra a base grano saraceno maltato o quella col grano Senatore Cappelli, fino alla doppia alimentazione delle Iga, cereali e uva, “il bello di queste nuove tendenze – spiega all’Ansa Leonardo Di Vincenzo, fondatore e Ad del birrificio del Borgo – è non vedere più la birra rinchiusa nei pub e nelle birrerie ma servita nell’alta ristorazione con la sua giusta temperatura, attorno ai dieci gradi e non ghiacciata quindi! Ingredienti sempre più locali e coltivati in Italia, con sfumature di gusto in più.
Negli Usa c’è stata la rinascita delle cascade, produzioni ad alto potere aromatico di micro-brewery. Un successo simile si è registrato in Australia e Nuova Zelanda. Ora è il momento dell’Italia. Anche noi utilizziamo luppolo italiano, prodotto da un paio di anni da una azienda agricola del modenese. E parallelamente abbiamo avviato una sperimentazione in campo per identificare le varietà più interessanti dalle selvatiche autoctone, ma per addomesticarle prima e selezionarle serviranno almeno tre anni.
Anche in questo ci stiamo abituando a pensare come il mondo del vino: il mondo della birra – sottolinea Di Vincenzo – è sempre stato legato a elementi della natura, dal malto all’orzo e il luppolo, ma adesso non si pensa più nel breve termine, ma in tempi più lunghi e caratterizzati dall’andamento stagionale”.
Fino a tre anni fa le Iga erano appena tre microbirrifici a farle in tutta Italia. Adesso solo nel Lazio sono in tre e ci sono produttori anche in Sardegna, Piemonte, Trentino, Toscana, Campania e Puglia. E un big propone ai ristoranti un nuovo formato con bottiglia mutuata dal vino, e produzioni a base di una varietà di grano antico riscoperta per coltura di nicchia.
E da ultimo, la birra si svela anche bibita a valenza salutista, come ha dimostrato una produzione avviata da un paio d’anni dal birrificio di Borgorose.
“Ricercatori del Crea e l’università di Viterbo – ha detto Fabio Gentile, responsabile marketing di Birra del Borgo – ci ha chiesto di produrre questa birra a basso tenore alcolico (3,1) che, grazie all’utilizzo di grano saraceno tartarico maltato, ha un potenziale antiossidante superiore a qualunque altra birra ed è gluten free. Gli atleti della squadra di rugby che l’hanno bevuta per un test hanno visto ridurre il loro colesterolo”…
Bene, bene. Continuamo su questa strada e scopriamo l’alta qualità di questo prodotto!